Filippo è un bambino a cui hanno diagnosticato lo spettro dell’autismo; ma è anche -e soprattutto- un bambino a cui la vita ha donato una famiglia speciale, che ha creduto in lui e nelle sue capacità fin dal primo momento. Ed è proprio grazie a questa totale fiducia che Francesco Dionori, il suo papà, è riuscito in un obiettivo importante. Importante per Filippo, ma anche per i tanti altri bambini autistici e per le loro famiglie che vogliono sperare di avere opportunità di esperienze in più.
Francesco nel 2011 diventa con Francesca, la sua compagna, padre di Filippo. Ma la vita di Filippo inizia con tanti problemi: una craniostenosi (trigonocefalia) che lo porta a un intervento alla testa a soli tre mesi e mezzo. Filippo inizia a camminare a 11 mesi, ma non parla e il suo sguardo si assenta sempre di più.
Nel 2014, la diagnosi: spettro autistico grave.
Filippo inizia subito a fare terapie ABA, segue percorsi di psicomotricità e tutto ciò che può essere di aiuto per sviluppare le sue competenze; a tre anni e mezzo pronuncia la sua prima parola, “mamma“. E poi, pian piano, qualche altra parolina, pur sempre con tante stereotipie ecolalie e con poca, pochissima attenzione.
Le terapie, svolte ogni giorno, non si sono mai interrotte dal 2014; in più si sono aggiunti corsi di nuoto (TMA terapia multisistemica acquatica) e anche gli scout 19 di Rifredi, un gruppo meraviglioso dove Filippo è stato accolto subito.

Francesco ha rinunciato alla sua carriera e a tante altre cose per suo figlio: sacrifici che, però, si sono trasformati in obiettivi perché, dopo anni in cui è riuscito a insegnargli ad andare in bici, corona il suo sogno di dimostrare che «se non si molla mai, si possono fare cose inimmaginabili».
Decide, così, di impegnarsi in un’impresa importante che possa dare un messaggio di speranza.
Francesco racconta: «Non bisogna arrendersi mai, mai mollare, mai fermarsi. L’autismo è un grande disagio sociale e questi bambini vanno costantemente seguiti. Non si può e non si deve credere che tutto sia già deciso: niente lo è se non rinunciamo ai nostri sogni».
Ed ecco l’impresa: dal 13 al 19 giugno inizierà un viaggio da Resia fino a Trento, lungo la ciclabile della Val Venosta e della via Claudia Augusta, 180 km Filippo in bici e Francesco sui pattini.
E’ tutto pianificato da mesi: andranno in macchina fino al punto di partenza, e da lì si sposteranno in treno in varie parti del nord con zaino in spalla, per il viaggio sono state prese tutte le precauzioni necessarie e le attrezzature utili.
L’Associazione destinataria delle donazioni che verranno raccolte durante il viaggio, è il centro Allenamente di Scandicci. Il centro che ha ridato speranza a Filippo e a tanti bambini, si occupa di disabilità, difficoltà scolastiche ed altri progetti rivolti alle famiglie.
Il percorso per arrivare fino a qui non è stato facile. Anche la scelta della bici è stato un primo impedimento: «Filippo non tollerava alcuni colori, aveva difficoltà grosso-motorie e paure stereotipate, per non parlare delle “ruotine” usate per anni».
Nel tragitto l’obiettivo è quello di trovare sempre aree di svago e di ristoro per far rilassare il più possibile Filippo, perché la bici è un mezzo faticoso per lui e vanno alternati momenti di sforzo fisico a quelli di relax fisico e psicologico.

«Filippo è un bambino bravissimo, solare vivace e buono – aggiunge Francesco – A settembre inizierà la prima media, è in pari con il programma scolastico anche se fa naturalmente un programma più sintetico. Sta imparando a cantare ma è timido, probabilmente il prossimo step sarà inserirlo a teatro, perché vorremmo scoprisse questa dote visto che impara a memoria ogni scena dei cartoni animati e spesso, nella sua camera, immagina di essere lui il personaggio principale. Impara a memoria strade, vie, paesi, città, non si perde mai, in macchina ti indica ogni strada: è eccezionale».
Filippo oggi fa tante cose inaspettate grazie alla perseveranza della sua mamma Francesca e del papà Francesco, che per lui oggi è diventato una fonte di ispirazione. Dietro ogni suo progresso c’è tanto tanto lavoro, perché Filippo non voleva fare niente: oggi è lui che chiede di fare tutto.
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