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Percorso editoriale di Brand Journalism

Le parole guidano la percezione della realtà

La nostra percezione del mondo appare come un processo passivo. Ci muoviamo sulla base delle nostre credenze personali, delle esperienze e delle abitudini rispetto a situazioni, oggetti e ambienti.

Ma il nostro cervello è tutt’altro che un ricettore passivo di informazioni.

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È, invece, in continuo movimento per accogliere input e prevedere che cosa c’è là fuori. Dipende, però, da come noi lo stimoliamo. Le percezioni che il cervello ci restituisce sono molto più vicine a quello che lui si aspetta, più che a quello che realmente accade nella realtà che viviamo. In pratica: lui crede in quello che gli facciamo credere. Questo significa che utilizza le parole che noi utilizziamo di più e che si costruisce pensieri e idee (anche pregiudizi!) sulla base di ciò che noi stessi alimentiamo.

Negli ultimi decenni si è andato sempre più delineando – dagli studi di neuro scienziati – che la parola gioca un ruolo fondamentale nella costruzione della conoscenza. Gli studi hanno dimostrato che cambiando come le persone parlano è possibile cambiare come pensano.

Quindi, tornando al nostro cervello, cambiano i processi neuronali che lui mette in pratica e che influiscono sulle nostre percezioni della realtà. Ecco che allora risulta interessante insegnare alle persone nuove sfumature di parole per poter aprire nuovi percorsi di pensiero. 

Gli studi hanno dimostrato che cambiando come le persone parlano è possibile cambiare come pensano.

Lera Boroditsky, scienziata cognitiva e ricercatrice alla Stantford University, ha condotto uno studio sulla presenza delle parole che definiscono il colore blu nella lingua russa e nell’inglese. Mentre l’inglese, come il nostro italiano, ha una parola che indica il generico blu senza badare alle sfumature, nel russo questo termine non esiste ma vengono utilizzati in modo automatico il corrispondente di blu chiaro e blu scuro.

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Proviamo a dare una spiegazione legata alla comunicazione: mentre per gli inglesi, e per noi, il blu è sempre blu, i russi hanno la normale predisposizione a riconoscere esattamente se si tratta di un blu più chiaro o più scuro. Per loro non sono la stessa cosa.

Lo studio della Boroditsky è ricco di esperimenti simili che evidenziano come il linguaggio che usiamo –esistono circa 7mila linguaggi diversi al mondo – possa fare la differenza rispetto al nostro modo di pensare. Prenderci cura delle parole che utilizziamo nella comunicazione ci consente, quindi, di aprire, o chiudere, la prospettiva di visione sulla realtà che ci circonda.

È una questione di sfumature, come per il blu. 

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