Quello di Milano è uno dei territori che, negli ultimi anni, è stato protagonista del caldo tema dell’immobiliare, un mercato che ha visto la pubblicazione di dati spesso distonici tra loro, aspettative che non si sono realizzate (in positivo e in negativo) e che oggi porta numerose riflessioni in merito a quello che sarà il futuro, per ora difficile da immaginare. È innegabile, al di là di ogni problematica, che il mercato immobiliare di Milano abbia registrato numeri altissimi, in fatto di vendite, diventando così un fulcro di interesse talmente attrattivo da averci creato programmi televisivi (come “Casa a prima vista” su Real Time) capaci di trasformare la ricerca di una casa nel capoluogo lombardo un vero e proprio status symbol (come capita spesso, quando qualcosa nasce in terra milanese).
Pandemia e immobiliare: aspettative sbagliate
«Fare l’agente immobiliare in un territorio come quello “potente” di Milano è una sfida quotidiana: ogni giorno cerchi di capire come sta andando il mercato, ti destreggi tra una difficilissima burocrazia, cerchi di far comprendere il significato del tuo ruolo, di capire le esigenze delle persone che si affidano a te, esigenze che sono in continua evoluzione insieme alla stessa evoluzione dei tempi che stiamo vivendo. Basti vedere cosa è successo, al mercato immobiliare, con il Covid-19: prima si pensava che, causa pandemia, il business delle case si sarebbe bloccato, invece sul subito è aumentato a dismisura e sono cambiate le esigenze. Oggi chi lavora in questo ramo inizia a chiedersi se siamo all’alba degli effetti della pandemia e, nel caso, cosa accadrà».
La richiesta? Spazi esterni in periferia
Sono cambiate le esigenze, spiega l’agente immobiliare Leonardo Greco. Sì, perché se fino a non molti anni fa chi voleva vivere a Milano ambiva alla casa in centro, o comunque in zone considerate eccellenti, oggi il trend è decisamente mutato: «La maggior parte delle persone desidera spostarsi verso la periferia per maggiori possibilità di avere una casa che garantisca uno spazio esterno: questa è un’esigenza nata proprio nel periodo di lockdown, quando, costretti a stare in casa, si è sentita la mancanza di spazi aperti e si è capita l’importanza di averli a disposizione nel proprio quotidiano. Come ci si aspettava, anche il tessuto economico chiaramente ne ha risentito e ne vediamo le conseguenze adesso: le banche faticano ad approvare le richieste di mutui, sentiamo parlare di inflazione, i tassi di interesse sono in aumento. Questa è una delle cause per le quali, poi, nasce il mercato “malato” degli affitti: essendo sempre di più le persone che non riescono ad accedere al mutuo per l’acquisto di una casa, queste sono obbligate ad andare in affitto e, quindi, a scontrarsi con prezzi spesso folli».
Infine, il settore immobiliare di Milano si è in un certo senso auto-influenzato dal numero di case inferiore alla richiesta degli ultimi anni, aumentata a dismisura: le case non si sono rivelate abbastanza per soddisfare la domanda e le nuove costruzioni hanno contribuito a far salire le quotazioni.
L’agente immobiliare deve lavorare con onestà e trasparenza
«Il mercato immobiliare di Milano, comunque, è sempre stato un mondo a sé stante, poco paragonabile a quello delle altre città; oggi la cosa importante, per chi lavora in questo settore, è essere onesto: i prezzi delle case devono essere oggettivamente giusti e bisogna lavorare in modo trasparente. Oltre a questo – specifica Greco – è fondamentale che l’agente immobiliare faccia capire la vera utilità del suo ruolo: bisogna superare la visione stereotipata che vede l’agente come “l’apriporta” delle case proposte e capire che si tratta di una figura che sviluppa operazioni di investimento, che segue aste immobiliari, che si muove in cerca del bandolo della burocrazia per avere accesso agli atti, per controllare le conformità… il tutto per garantire al cliente un servizio serio e completo. È una figura che negli anni è cambiata molto – conclude Leonardo – e investo molto su questo: energie, soldi, tempo. Personalmente lavoro tanto sul mio personal branding, desidero che le persone mi conoscano come individuo ancor prima che come agente, solo così posso assicurarmi la loro fiducia».
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