Sentirsi arrivati è, secondo Massimo, l’indizio di qualcosa che inizia a non funzionare più. «È un errore che -dice- un imprenditore non dovrebbe commettere mai: questo, accanto a quello di perdere l’occhio d’impresa. C’è poi una caratteristica che, invece, un professionista deve avere o imparare a sviluppare: il coraggio di rischiare -sottolinea- anche a costo di sbagliare».
Non ha paura di parlare degli errori che, negli anni, ha commesso: è da quelli, spiega, che sono nati i suoi più grandi successi.
Massimo Maio, imprenditore nel mondo della ristorazione, racconta del suo lavoro dall’ultimo piano de La Rinascente di Milano: lì, dove ha uno dei suoi locali, il Maio Restaurant.
Il segreto nelle tre B: bellezza, bontà e benessere
Una location esclusiva, forse una delle poche che può permettersi di non avere una clientela definita, semplicemente perché su quella terrazza ci vogliono andare tutti. Turisti, milanesi, passanti: il Maio Restaurant, forte anche della splendida veduta sull’intera piazza del Duomo, è il luogo dove chiunque ha bisogno di fermarsi per una pausa che coniughi il piacere di una buona tavola a quello dell’immersione nella bellezza. Una bellezza capace di unire il fascino della storicità allo charme della modernità.
Non solo. Il cliente non è semplicemente attratto dal ristorante: al Maio Restaurant, il cliente, sta bene. E questo è il frutto di una cura a cui Massimo è attento tutti i giorni: «Perché -spiega- il focus è su quello di cui ha bisogno l’ospite. Cosa piace a lui, di cosa necessita: le volontà del gestore passano in secondo piano».
Questo è solamente uno dei segreti che a Massimo si possono rubare per capire come raggiungere una tale risultato; per gli altri, basta sentirlo parlare. È sufficiente ascoltarlo mentre racconta delle persone che lavorano per lui, ad esempio: non li chiama dipendenti, mai. Li definisce collaboratori e sottolinea più volte che sono loro, “quelli che lavorano”. Un rispetto che definisce, così, un ambiente sereno, equilibrato, in cui il cliente non può che sentirsi appagato.
Cura: questa, in fondo, la parola chiave. Per i clienti, per lo staff. Ma anche nella scelta dei partner e delle idee da abbracciare: Massimo dice che non gli piace parlare di soldi. Lui ama parlare di progetti. La parte economica viene di conseguenza, così come è sempre stato conseguenziale, per lui, il guadagno. La sua attenzione è perennemente rivolta alla qualità di un lavoro, di un servizio, a ciò che può portare in termini di immagine.
Non è scontata la risposta che Massimo dà quando gli si chiede quale sia l’ingrediente segreto di un successo imprenditoriale. Il lavoro costante, quotidiano dice. Ma, aggiunge, è fondamentale credere davvero in quello che si fa. E non solo a parole.